Sulla strada
Puoi leggere l'introduzione degli itinerari di preghiera
https://www.spianessa.it/un-percorso-per-lo-spirito
SULLA STRADA
La strada è il cammino e la strada è anche la mèta: sulla strada impariamo che ogni obiettivo esige pazienza, fatica, gradualità, attenzione. Un passo dopo l’altro, il silenzio, l’ascolto, la sorpresa per chi s’incontra, sentirsi parte dell’ambiente in cui si cammina, sono tutti elementi della strada. Sulla strada s’impara a conoscere se stessi, a dialogare con gli altri, ad apprendere i segreti per affrontare le piccole e grandi tappe della vita. La strada è luogo di essenzialità, fa imparare ad orientarsi e a non perdersi d’animo nelle difficoltà. Accompagna ad affrontare i rischi e a chiedere aiuto nel momento del bisogno, chiama a progettare un percorso per giungere ad una meta e ad essere disponibili a cambiarlo a fronte delle difficoltà. La strada è sempre avventura che stimola la creatività e apre alla sorpresa. Sulla strada si vivono le amicizie.
E la strada si apre - Genfest 1990 - Gen Acobaleno
Madonna degli scout
Tu sei con noi - di Chiara Bizzeti
In ascolto della Parola
Mc 10,46-52: 46E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 49Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». 50Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. 51Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». 52E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Per la riflessione
Camminare a piedi aiuta a guardare, a vedere millimetro per millimetro la strada, il paesaggio, il cielo, le nubi, le ombre: si diventa attenti e si scoprono quei particolari che in altri modi mai si vedrebbero.
Sui sentieri di montagna o di pianura, l’orizzonte, che sembra statico, rivela invece mille e mille sfumature, sempre nuove: emergono come per un incantesimo i volti diversi dei prati, dei pascoli, dei ruscelli, degli alberi, dei fiori nascosti; vengono all’orecchio le voci, i canti, i sussurri di una natura che svela i suoi più reconditi segreti.
Se si cammina in silenzio, si resta avvolti nella sinfonia maestosa che ritma il passo.
La canzone del vento nell’erba, nelle foglie degli alberi, nei tronchi altissimi degli abeti; il ritornello degli uccelli, dei grilli e di altre piccole e invisibili voci: l’eco lontano di qualche richiamo umano o il rumore del lavoro: sono come voci soliste nel concerto silenzioso di tutta la natura, ritmato magari dall’imponenza maestosa e severa di qualche catena montana.
Tutto invita alla contemplazione, a bere a larghi sorsi quella bellezza e quella grandezza così aperta e offerta al piccolo uomo, l’unico essere capace di avvertire e godere questi immensi doni mai esauriti.
(G. Basadonna, Spiritualità della strada, pag 41-42)
“Signore insegnami la route
l’attenzione alle piccole cose
al passo di chi cammina con me
per non fare più lungo il mio
alla parola ascoltata
perché il dono non cada nel vuoto
agli occhi di chi mi sta vicino
per indovinare la gioia e dividerla
per indovinare la tristezza
e avvicinarmi in punta di piedi
per cercare insieme la nuova gioia.
Signore insegnami la route
la strada su cui si cammina insieme
nella semplicità di essere quello che si è
nella gioia di aver ricevuto tutto da te
nel tuo amore.
Signore insegnami la route.
Tu che sei la strada
e la gioia. Amen.
(G.Basadonna, Spiritualità della strada, pag 71)
L’inquietudine diventa stimolo a camminare, a cercare, ad andare avanti. Non è un’attesa passiva, ma una ad-tesa, un ad-tendere, cioè un andare, sospinti da qualcosa che dentro urge e orienta. Si diventa “nomadi”. La fede è nomadismo, iniziato col grande padre di tutta la fede monoteistica, Abramo, e continuata con la storia del popolo prescelto a portare nel mondo il Messia, il Figlio di Dio. È il nomadismo della Chiesa, che non solo cammina su tutte le strade del mondo ad annunciare la “bella notizia”, ma anche è in continuo sviluppo interiore, per rispondere meglio alla sua stessa vocazione e per andare incontro al Maestro che viene. Si diventa nomadi: persone incapaci di darsi per vinte, di accontentarsi e rassegnarsi. Nomadi, affascinati dal di là, dal dopo, dall’ancora, per leggere e vivere il di qua, l’adesso. Nomadi, attenti a ogni voce che risuona sotto il sole o nel buio della notte, vicina o lontana, familiare o ignota, e capaci di riconoscere in ogni avvenimento l’annuncio di un altro mondo, che invita a ricominciare daccapo. Nomadi, affascinati dalla terra, che è grande e tutta per tutti; sedotti dalla perenne novità di Dio che ogni giorno, ogni momento, rivela un riflesso nuovo della sua grandezza infinita; tesi a conquistare e a godere quanto cresce nel giardino degli uomini. […] Nomadi fino a quando la strada farà l’ultima svolta e attraverso il grande portale entrerà nell’eterno, dove finalmente la perfetta comunione con Dio non avrà più tramonto: e, intanto, quella gioia e quell’eterno illuminano tutta la strada e cantano nel cuore di chi sa camminare. Nomadi dall’eterno al tempo, e dal tempo all’eterno. Nomadi perché sospinti da un’insopprimibile nostalgia di Dio. (G. Basadonna, Spiritualità della strada, pag 78)
“… 'partire è un po’ morire' (Sylvie Germain, ...un po’ morire, ed. Queriniana). Ma partire verso dove? E cosa vuol dire 'un po’ morire'? Interrogativi cui Germain, con penna ora delicata ora sferzante, risponde attraverso suggestioni e slanci spirituali che cercano, senza pretese assolutistiche, di delineare un cammino per l’uomo contemporaneo. Di qui l’importanza dei piedi. «Innanzitutto - scrive Jacques Lacarrière in Chemin faisant (Strada facendo), citato dall’autrice -, canterò i piedi». Quei piedi che gli hanno fatto intraprendere un cammino fra i campi della Francia. E che hanno fatto dire a un altro scrittore, notissimo in Italia e amato Oltralpe, Erri De Luca: «Oggi so che il viaggio è una parola nobile e si riferisce solo a chi lo fa a piedi. Viaggio è cammino senza biglietteria e data di ritorno. Viaggiano i migratori che traversano a piedi Africa e Asia, per togliersi il bagaglio dalle spalle in faccia al Mediterraneo (...). Gesù si spostava a piedi. Salì sopra la nobile cavalcatura dell’asina solo per consegnarsi all’ultima stazione». Allo stesso modo, Sylvie Germain rammenta che i profeti sono innanzitutto dei camminatori e che Cristo stesso ha camminato moltissimo, incontrando uomini e popoli, accettando con gioia l’ospitalità oppure scuotendo la polvere sotto i suoi piedi se veniva negata a lui e ai suoi discepoli. Una volta, come racconta il Vangelo di Luca, una donna peccatrice glieli lavò e unse con olio profumato in segno di rispetto e venerazione. Ma i piedi di Gesù sono anche quelli raffigurati da Mantegna nel quadro di Brera. Il Cristo morto, dal colore grigioverde, livido e coi segni della sofferenza inaudita, ha i piedi in primo piano. «I piedi - sottolinea Germain - sporgono dalla pietra su cui giace, i talloni sono nel vuoto. Sono collocati, un po’ divaricati, nel limite inferiore del dipinto, al centro. Sono dinanzi allo spettatore. Due pezzi di carne esangue di secondo taglio, che recano la traccia di scorticature grossolane, come se fossero appena stati tolti da un gancio da macellaio. Sono questi i piedi di un Dio?». È un Dio che si è abbassato a tal punto e di cui, come scrive Levinas, possiamo cogliere solo la traccia. L’esistenza di questo Dio diviene per Germain pietra d’inciampo, domanda ineludibile ancor oggi”.
(Righetto, Dio è in cammino e visita ogni uomo, “Avvenire” 21.08.2019)
“Non chiamateci preti di strada. Siamo preti e basta. Ogni ulteriore qualifica - preti antimafia, preti antidroga, ecc... - è di troppo. Dire poi “preti di strada” non ha senso perché il Vangelo e la strada sono inseparabili. Nella parola prete è implicita la parola strada! «Preparate la strada del Signore» dice il Vangelo di Marco. La strada è incontro con Dio e incontro con le persone, è la saldatura di
terra e cielo. Vivere il Vangelo non vuol dire soltanto insegnare e osservare la dottrina. Vuol dire prima di tutto incontrare e accogliere, avendo come unico criterio i bisogni e le speranze delle persone. Io lo intendo così il Vangelo, e non posso che gioire del fatto che papa Francesco abbia voluto caratterizzare la “sua” Chiesa come una Chiesa in cammino, sulla strada, diretta nei luoghi
più poveri e dimenticati, poveri di risorse ma anche poveri di senso, le periferie geografiche e quelle dell’anima. «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade – ha scritto nella Evangelii Guadium – che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze». Ma la strada è anche un incessante cammino di crescita, di formazione. Quando mi ordinò prete e affidò come parrocchia la strada, Padre Michele Pellegrino aggiunse: «ci andrai a imparare, non a
insegnare!». Come aveva ragione! La strada mi è stata maestra di vita, mi ha tenuto coi piedi per terra, mi ha protetto dal pericolo di sentirmi “arrivato”. Mi ha insegnato l’umiltà, il non dare nulla per scontato e il non giudicare mai, mi ha reso solidale con le umane debolezze e contraddizioni, a partire dalle mie. Sulla strada siamo piccole persone di fronte al grande mistero della vita
(Dal discorso di don Luigi Ciotti al conferimento laurea honoris causa in comunicazione pubblica e d’impresa Milano Università statale dicembre 2014)
Strada
Camminando si apre cammino
e sulla strada si va
passo dopo passo
imparando ritmi nuovi
contro ogni pretesa
del tutto e subito
contro ogni fretta.
Sulla strada si apprende
pazienza e essenzialità
semplicità e coraggio
e il lento procedere.
Apre a pensare
riconduce al cuore
luogo di solitudine
e di incontri inattesi.
La strada è generosa
ricolma di sorprese e sfide
verso orizzonti ancora da scoprire
verso pagine ancora da scrivere
verso volti ancora da incontrare.
Cammina chi non si sa arrivato
cammina chi si lascia interrogare
cammina chi si apre alla ricerca
cammina chi si lascia sorprendere
cammina chi non è ripiegato
cammina chi guarda davanti
fa tesoro del cammino già percorso
e impara a leggere mappe e natura
cammina chi dà spazio alla speranza