Mangiatoia 

Puoi leggere l'introduzione degli itinerari di preghiera

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MANGIATOIA (In Cappella)

Il cuore della casa è una stalla, luogo dove gli animali trovavano riparo e il fieno da mangiare. Luogo dove si riunivano le famiglie nelle sere d’inverno per scaldarsi e trascorrere le ore del buio. Nella stalla c’è la mangiatoia luogo del pane. Gesù è nato in un luogo riparato, forse una stalla, perché non c’era posto nell’alloggio per Maria e Giuseppe. Gesù è nato nel luogo del pane, condividendo la sorte degli scartati e degli esclusi. Il nome stesso Betlemme significa casa del pane e forse al momento della nascita l’indicazione della mangiatoia su cui Gesù è stato deposto intende riferirsi a quella parte del basto degli animali in cui veniva conservato il pane. Da una parte gli attrezzi dall’altra il pane. E la sua vita è stata un farsi pane spezzato per gli altri. Questo luogo ci ricorda il mistero dell’accoglienza: laddove si vive ospitalità come apertura all’altro, lì si genera una nuova nascita che è luce che squarcia il buio, nascita di Gesù nei cuori, nascita di Gesù nelle relazioni.


 

In ascolto della Parola di Dio

Lc 1,1-20: 1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. 8C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l'angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

 

 

Alla mangiatoia

In quella mangiatoia

Per secoli gesti di fatica

Hanno segnato le giornate

Nel freddo e silenzio

Della stalla

Al lume fioco

Di candele e lumi

Cibo portato

Per una comunione

di uomini e animali

e la sera in un angolo

i racconti dei vecchi

e le litanie delle preghiere

tra i sorrisi dei bambini

in quella stalla

luogo di vita

oggi un presepe

ricorda il mistero del pane

di un Dio che si fa pane

per darci vita e

forza nel cammino

 

Per riflettere

«Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a
bruciapelo: “Dove abita Dio?”. Quelli risero di lui: “Ma che vi prende? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?”. Ma il Rabbi diede lui stesso la risposta alla domanda: “Dio abita dove lo si lascia entrare”. Ecco ciò che conta in ultima analisi: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica. Se instauriamo un rapporto santo con il piccolo mondo che ci è affidato, se, nell’ambito della creazione con la quale viviamo, noi aiutiamo la santa essenza spirituale a giungere a compimento, allora prepariamo a Dio una dimora nel nostro luogo, allora lasciamo entrare Dio» (Martin Buber, Il cammino dell’uomo)