Icona del Volto di Dio

Puoi leggere l'introduzione degli itinerari di preghiera

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ICONA DEL VOLTO DI DIO (all’ingresso di casa)

Un volto di Padre e di madre ci accoglie sulla soglia di questa casa. E’ l’icona di Dio padre e madre che Gesù ci ha raccontato con la sua vita. E’ rinvio allo sguardo del padre che attende il figlio partito per cercare libertà e che attende anche l’altro figlio che viveva triste come servo nella casa. E’ rinvio ai gesti della tenerezza, l’abbraccio di madre che accoglie il figlio che ritorna e che delicatamente si accosta anche all’altro che non vuole entrare alla festa. E’ icona del volto di un amore che gioisce nel condividere, che sa vivere la festa dell’ospitalità in una casa in cui nessuno deve sentirsi escluso e in cui c’è posto per tutti.  

In ascolto della Parola

Os 11, 1-11 Quando Israele era fanciullo,
io l'ho amato
e dall'Egitto ho chiamato mio figlio.
2Ma più li chiamavo,
più si allontanavano da me;
immolavano vittime ai Baal,
agli idoli bruciavano incensi.
3A Èfraim io insegnavo a camminare
tenendolo per mano,
ma essi non compresero
che avevo cura di loro.
4Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d'amore,
ero per loro
come chi solleva un bimbo alla sua guancia,
mi chinavo su di lui
per dargli da mangiare.
5Non ritornerà al paese d'Egitto,
ma Assur sarà il suo re,
perché non hanno voluto convertirsi.
6La spada farà strage nelle loro città,
spaccherà la spranga di difesa,
l'annienterà al di là dei loro progetti.
7Il mio popolo è duro a convertirsi:
chiamato a guardare in alto,
nessuno sa sollevare lo sguardo.
8Come potrei abbandonarti, Èfraim,
come consegnarti ad altri, Israele?
Come potrei trattarti al pari di Adma,
ridurti allo stato di Seboìm?
Il mio cuore si commuove dentro di me,
il mio intimo freme di compassione.
9Non darò sfogo all'ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Èfraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò da te nella mia ira.
10Seguiranno il Signore
ed egli ruggirà come un leone:
quando ruggirà,
accorreranno i suoi figli dall'occidente,
11accorreranno come uccelli dall'Egitto,
come colombe dall'Assiria
e li farò abitare nelle loro case.
Oracolo del Signore.

 


Per la riflessione

“In greco: κόλποvseno, grembo, golfo…” Il termine κόλποv è reso in italiano con “seno” ma si può rendere anche con “grembo”. Il termine seno ha valore di “insenatura”: quando si dice portare in seno un bambino, vuol dire portare nel grembo, in un luogo riparato, di protezione, di amore. Lo troviamo altre volte nel Nuovo Testamento, per esempio in At 27,39 quando si dice che la nave per ripararsi dalla tempesta si rifugia nel κόλποv, un’insenatura, un golfo per proteggersi. E c’è un altro passo ancora più bello, nel vangelo di Giovanni durante l’ultima cena. Si legge “Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù (Gv 13,23); però nel testo greco il discepolo amato da Gesù si trova (trad. latina: en to kolpo tou Iesou) cioè “nel grembo di Gesù”, nell’insenatura, nell’essere accogliente del maestro. La traduzione CEI non rende merito al senso profondo del testo.

E se torniamo alla passione, ancora Giovanni ci dice che sotto la croce stavano alcune donne: la madre di Gesù, sua sorella, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Tutti sono scappati, solo le donne sono rimaste. Il verbo dell’amore è “restare”. I discepoli sono fuggiti per paura, ovviamente, perché la legge romana richiedeva che assieme al capo venissero arrestati tutti i seguaci. Con le donne resta soltanto il discepolo amato, che, del resto, è una figura fortemente simbolica, nel senso che rappresenta in qualche modo la chiesa. (…)

Ho cercato di evidenziare il grandioso sentire femminile di Gesù. Del resto, se viene da Dio e Dio è compassione, Gesù non poteva che viverla, questa compassione. Gesù aveva un cuore femminile, materno. Quando tutti erano alle prese con la violenza, quando c’era tutto questo sentire anche di odio, di rivendicazione, Gesù dice di guardare i gigli del campo e gli uccelli del cielo, di non risponder al male con il male, perché chi fa del male è infinitamente oltre il male che fa, di essere capaci di perdono come una madre, perché solo la madre sa che il figlio è infinitamente oltre ciò che può aver compiuto.

Paolo Scquizzato, La ferita e la luce, pp.167-169.

 


Davanti all’icona di Dio

Ci avevi chiesto

Di non farci immagine alcuna di Te

Sorgente della vita

Fecondità dell’Amore

Ma noi ti abbiamo rinchiuso

In mille immagini

Fino a ridurti

Alle nostre piccole misure

Ai nostri isoli muti

Ma Tu ti fai vicino

Ancora e sempre

Nei volti in cui ti rispecchi

Di uomini e donne

Dio padre e madre

Dio amante della vita

E ci chiedi di cercarti

In ogni volto tenuto lontano

E disprezzato

Tu Dio che mai smetti

di cercarci

Davanti al cloud (parole chiavi scout)

Tante parole

Intreccio di suoni e voci

Parole di esperienza

Parole di incontro

Tante parole

Al di là delle parole

Riflesso di giochi

di tende piantate

di strade attraversate

Parole di cammino

e parole di vita

Parole per conoscersi

e per riconoscere gli altri

Parole di cura

e parole di simpatia

Parole di amicizia

e parole di preghiera

Parole di gratuità

e parole di servizio

Parole tutte

che racchiudono una storia

Avventura che ci vede insieme

coinvolti nella stessa barca. (ac)