Collocarsi sulla Soglia

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COLLOCARSI SULLA SOGLIA (Sulla soglia di casa)

Spesso si passa in fretta, senza fermarsi, senza guardare, al massimo sostando per pulirsi le scarpe prima di entrare. La soglia di una casa, il suo ingresso è luogo importante: è linea che fa incontrare il dentro e il fuori, è confine che può essere chiuso o aperto, è passaggio di attraversamenti. Stare sulla soglia è esercizio faticoso per non rimanere chiusi in una sicurezza che rischia di rendere indifferenti e d’altra parte per vivere il rischio della dispersione, di vagare all’esterno senza mai rientrare in se stessi e coltivare l’interiorità.  Stare sulla soglia è la scelta di chi intende il confine non come luogo di separazione e di chiusure, ma luogo di possibile dialogo per imparare la lingua dell’altro ed aprirsi al cammino dell’incontro. Stare sulla soglia è per gli scout un’immagine che richiama allo stare sulle frontiere, cercando di essere presenti nei luoghi di sofferenza e di sfida che ci chiamano a scelte di responsabilità. Sono le frontiere delle povertà, per dare voce a chi non ha voce, sono le frontiere della sofferenza, per prendersi cura di chi è chinato, sono le frontiere dell’educare assumendo la fatica di accompagnare nei passaggi della crescita con tutte le loro difficoltà.




In ascolto della Parola di Dio (Gen 18,1-10)

1 Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. 2Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, 3dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. 4Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. 5Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto».
6Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». 7All'armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. 8Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.
9Poi gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». 10Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».


 

Per riflettere

Io odio le frontiere, il rito dei passaporti esibiti, le umilianti forche caudine dei visti, delle autorizzazioni, la impudicizia arrogante delle ispezioni, le facce ottuse e annoiate dei doganieri, dei soldati, degli sbirri. Sbarre garitte cancelli: io voglio entrare in luoghi dove il viaggiare non offre certezza ma solo speranza, dove avanzare è una lunga imprevedibile avventura che impone il preliminare abbandono di antiche sicurezze e radicati modi di pensare. Di questi pregiudizi la frontiera è il simbolo. I suoi riti, le sue catalogazioni sono fatte per uccidere le vie incerte, difficili e solitarie: sei registrato straniero, sappiamo chi sei, ti seguiamo, per uscire dovrai ripassare di qui. La frontiera ti incatena a una avventura temporanea, ti predice un immancabile ritorno a casa...  (...) Io amo i viaggiatori della Migrazione perchè sono uomini per cui i confini non esistono, che li hanno scavalcati e aboliti con la loro determinazione, il loro coraggio folle, la loro indomabile tenacia di cercatori della speranza. Il migrante è l’unico che compie l’atto rivoluzionario di ignorarli, infrangerli: un mattino si alza e se ne va per tuffarsi in un cammino di cui ignora distanze, leggi e costumi. Tutto ciò che gli sembra familiare, il documento che lo identifica, lo rinnega, aspira alla non conoscenza, alla non comprensione. Ha scelto l’esilio per attraversare appunto i confini, per provare la condizione umana nelle sue forme mutevoli. Ha scelto di migrare per diventare straniero e cammina per disfarsi del suo bagaglio non per appesantirlo come il comune viaggiatore dei passaporti e dei confini. Più avanza meno possiede . Ad ogni frontiera aggirata, scavalcata lascerà uno strato del suo essere, una maschera della sua anima.  

Nel deserto e nelle terre senza frontiere solo Dio resta se stesso senza mai diventare altro. È lì forse che lo dobbiamo cercare. (Domenico Quirico, Io odio i confini e amo il Migrante, “Origami - La Stampa” 17.05.2017

 


Sulla soglia

E’ questa soglia

Pietra della casa

Ingresso di vento e sole

che ricorda

ogni passare

delle giornate umane

per entrare e uscire

rammenta la vita di chi

passa di casa in casa

rinvia ai volti amici

che l’hanno attraversata

portando gioia e soffio di speranza

ricorda ogni uscita

ed ogni esodo da case

abbandonate nel pianto

silenzioso

con qualcuno che resta

e attende

sulla soglia

ricorda anche ogni ospitalità

ogni incontro

ogni passaggio

linea di confine

dove si conosce il suono di lingue nuove

dove si scopre la bellezza della traduzione

dove si apprezza il timbro della diversità

per non guardare al nemico

ma all’ospite possibile

e aprirsi all’inedito dell’abitare

in una casa mondo

chiamati a stare insieme